Il livello delle maree e l’acqua alta a Venezia: come stanno cambiando?
Venezia sta affondando.
No. È il mare che si sta alzando.
Tanti sono gli argomenti discussi attorno alla marea e al livello del mare nel capoluogo veneto, sempre più spesso al centro dell’attenzione pubblica internazionale per tematiche quali (i) il turismo di massa; (ii) l’inquinamento dell’aria da parte di navi da crociera e imbarcazioni locali; (iii) la costruzione del MOSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico), l’imponente sistema ingegneristico di dighe mobili iniziato nel 2003, non ancora completato, costato sino ad oggi più di otto miliardi di fondi pubblici, e che ha causato diverse inchieste giudiziarie per frode, finanziamenti illeciti, e tangenti. Lo scopo dell’opera è quello di prevenire l’impatto di maree eccezionali come l’evento catastrofico del 4 novembre 1966 e mitigare i danni all’economia locale.
A questo proposito, oggi cerchiamo di rispondere a un’importante serie di domande legate ai trend nel livello della marea nella laguna di Venezia (un fenomeno che porta, ogni sei ore, all’invertirsi della direzione del flusso di acqua tra il mare Adriatico e la Laguna) e nel numero e nell’intensità degli eventi di acqua alta a Venezia. Facciamo riferimento ai dati storici di misurazione oraria presso Punta Salute (nel cuore del centro storico Veneziano, a poche centinaia di metri da Piazza San Marco) tra il 1983 e il 2017, così come riportati dal Centro Previsioni e Segnalazioni Maree del Comune di Venezia.
Com’è cambiato il livello medio della marea negli ultimi 35 anni? E le acque alte? Ce ne sono state di più o di meno? Più o meno intense? In definitiva, una soluzione come il MOSE, specie alla luce delle previsioni di innalzamento dei mari a causa del riscaldamento globale, serve?
Un punto chiarificatore, prima di iniziare. A causa della subsidenza, cioè “lo sprofondamento del suolo per cause naturali e antropiche, che nel caso di Venezia è dovuta principalmente all’emungimento delle falde acquifere” (Comune di Venezia), non è solo il livello dell’acqua a influenzare le misurazioni della marea. Sebbene a partire dagli anni ’70 il fenomeno sia stato rallentato grazie al divieto del pompaggio di acqua dal sottosuolo, un recente studio ha evidenziato una subsidenza attorno ai 0.2 cm/ anno in tempi recenti. In questo articolo, non correggiamo per la subsidenza, ma ci limitiamo ad analizzare i dati registrati dalla centraline del Centro Previsioni e Segnalazioni Maree del Comune di Venezia.
Cresce?
Iniziamo con una figura che riassume il valore medio annuale della marea registrato presso Punta Salute nel periodo in esame. La linea blu raffigura il trend statistico basato sui medesimi dati, mentre la zona colorata di grigio rappresenta l’intervallo di confidenza del 95% della linea stessa. In termini numerici, in media la marea registrata è cresciuta di 0.44 cm per anno, e nonostante la fluttuazione ha determinato un trend statistico di crescita altamente significativo. Si è passati da una media di 22 cm per il periodo 1990-1999 a una di 27.4 cm per il periodo 2000-2009.
Osservare le curve di distribuzione offre un quadro più completo dell’evoluzione. È lampante come di anno in anno la distribuzione si sia spostata verso destra, con un aumento generale del livello della marea.
Si, ma quando cresce di più?
Il livello medio della marea è cresciuto in tutti i mesi dell’anno. I mesi in cui è cresciuta di più sono marzo, febbraio, e gennaio, ma un trend di crescita significativo è evidenziato durante tutto l’anno.
E l’acqua alta, quante volte si verifica?
Qui definiamo un’acqua alta come un evento orario con marea registrata uguale o superiore ai 110 cm. Il conteggio è altamente oscillante di anno in anno, ma il trend statistico è chiaro. Si è passati da 89 eventi per il periodo 1990-1999 a 132 eventi nel periodo 2000-2009.
Ok. Ma quanto alta?
Lecito chiederselo. Per guardare un po’ più a fondo nella questione, osserviamo i grafici annuali della distribuzione dell’intensità degli eventi di acqua alta. Ogni linea raffigura la frequenza degli eventi di acqua alta. I trend sono tuttavia meno chiari dei precedenti, con alcuni eventi estremi o anni particolarmente soggetti a eventi di acqua alta che spiccano. È quindi difficile offrire un’interpretazione concisa o identificare un trend lineare nel tempo.
Una provocazione, o forse no.
Chiudiamo questa carrellata di dati con una sorta di provocazione. Proponiamo qui, all’interno dello stesso grafico, il livello medio della marea (come nella prima figura), e la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera. I due parametri sono riportati su una scala comune che parte da 1 e mostra la loro evoluzione nei 35 anni presi in esame. Perché parlo di provocazione? Se da un lato è dimostrato e misurato ogni giorno come il livello degli oceani e dei mari si sia alzato a causa di diversi fattori direttamente riconducibili al riscaldamento globale di origine antropica (tra cui lo scioglimento dei ghiacci, l’espansione termica e l’alterazione delle correnti oceaniche), dall’altra è estremamente complicato fornire un titolo giornalistico scientificamente rigoroso che metta in relazione il cambiamento climatico e l’innalzamento della marea nella laguna di Venezia. Osserviamo soltanto i dati dal 1983 ad oggi, un periodo piuttosto limitato per trarre conclusioni generali. Non controlliamo per la subsidenza, come illustrato all’inizio di questo post. E non discutiamo altri potenziali fenomeni che possono aver portato all’innalzamento delle maree presso Punta Salute. Recenti studi hanno però evidenziato potenziali effetti catastrofici per Venezia e la sua laguna in uno scenario di cambiamento climatico poco mitigato (si faccia riferimento ad Antolioli et al. 2017 per un’analisi rigorosa).
Tiriamo le somme.
Un’opera ingegneristica è in tutta probabilità necessaria per salvaguardare la città di Venezia da una marea sempre più alta e dall’intensificarsi degli eventi estremi – ammesso che il riscaldamento globale non subisca una rapida frenata in seguito a un’intensificazione nella cooperazione internazionale per la riduzione delle emissioni. Tale opera non è sufficiente, ma è necessaria. D’altra parte, come già risaputo, l’ecosistema lagunare (un hotspot di biodiversità di grande valore) è estremamente delicato e l’alterazione dei flussi di acqua e dei naturali ritmi della marea potrebbe danneggiarlo irreparabilmente. È una sfida delicata, che contrappone le esigenze antropiche di una città e la sopravvivenza di un ecosistema. Se i due obiettivi siano in qualche modo conciliabili, è forse la più grande domanda che attanaglia Venezia dai tempi della Serenissima Repubblica.